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stare bene, volersi bene, relazione

Entrando in Casa dei Diritti a Milano, si scorgono tre poster. Il primo ha per soggetto il volto di una donna con le rughe, i capelli bianchi e una stella sulla fronte. Il secondo ritrae una ragazza stesa sul prato, mentre il terzo è un vaso rotto, riparato da mani di carnagioni diverse.

In ogni poster si legge una parola diversa: stare bene, volersi bene, relazione. Sono i tre messaggi scelti dalle reti anti-tratta e anti-violenza coordinate dal Comune di Milano per prevenire e sensibilizzare le donne tra i 20 e i 35 anni rispetto ai temi dello sfruttamento, della violenza e del maltrattamento. Il risultato di un percorso di ascolto curato, attraverso questionari e incontri mirati, dalla ricercatrice Laura Boschetti e dall’art director Camilla Pin Montagnana di Codici nella cornice del progetto Derive e Approdi.

Suggestioni e immagini del percorso sono state affidate all’illustratrice Caterina Di Paolo, che ha disegnato i poster. Le abbiamo chiesto di raccontarci com’è andata.

Caterina, cosa c’è dentro ai tre poster?

Volevo che uno dei poster fosse un primo piano, un altro una figura intera e il terzo un oggetto. L’ispirazione per il primo proviene da un bellissimo libro di Marina Jarre. “Negli occhi di una ragazza” è uno straordinario romanzo di emancipazione: a un certo punto la protagonista sente che credere in sé è come avere una stella sulla fronte; essere conscia di un’energia propria che va tenuta cara, come una stella. La donna che ho disegnato è sicura di sé, ma è anche tenera nell’espressione. Inoltre, la stella mi ricorda un po’ un personaggio dei cartoni animati, tipo Jam. Così si mantiene una dimensione anche giocosa e irreale perché non credo molto nel realismo, men che meno in questo genere di comunicazioni.

La ragazza stesa sul prato ha un vestito largo e delle proporzioni che potrebbero farla sembrare anche una bambina. Si tratta, come spesso mi capita, di un autoritratto camuffato – ma non troppo: per me stare bene è esattamente stare stesa sotto un albero. Ho ragionato tanto, anche con Codici, su questo soggetto, e siamo state subito d’accordo che la ragazza non dovesse fare proprio niente. Né leggere, né disegnare, niente di niente: semplicemente stare a piedi nudi, stesa, sull’erba.

Il terzo poster parte da un’altra idea tecnica, in realtà: volevo che ci fosse la scritta RELAZIONE anche nel disegno, ma volevo che chi vedesse il poster facesse un piccolo sforzo di lettura per comporre la parola. Perché penso che la relazione sia una cosa simile: ci vuole un processo di composizione non sempre semplice per costruirla.

Puoi raccontarci il processo creativo che ha portato alla realizzazione dei poster?

Pensavo che fosse importante rappresentare un volto e un corpo femminile in questi poster, ma che fosse importante farlo anche in modo diverso, perché a mio parere il corpo e il volto femminili sono tra i soggetti più abusati nella comunicazione visiva. Da questa prima considerazione ho fissato i colori: volevo che fossero molto brillanti e luminosi per distaccarmi, anche qui, dalla tendenza cupa della comunicazione su questo tema. L’altra cosa importante era che ci fosse un collegamento con la natura, con gli elementi, in ogni poster. Per ricordare che siamo tutte parte di una cosa più grande. Però volevo che il collegamento fosse terra-terra, che non ci fossero letture troppo concettuali.

Cosa ti ha lasciato questo progetto?

Sono stata molto felice di lavorare a questo progetto perché il tema della rappresentazione visiva dell’antiviolenza era qualcosa su cui mi lambiccavo da tempo. Sono in profondo disaccordo con la rappresentazione classica dell’antiviolenza, in cui la fa sempre da padrone un volto o un corpo di donna piegato, picchiato. La donna non viene quasi mai rappresentata come soggetto capace di volontà, ma sempre come vittima di una forza esterna che non viene rappresentata (e anche qui ci sarebbe molto da dire). Lavorando a questo progetto, è emerso qualcosa di completamente nuovo rispetto alle rappresentazioni stereotipate di cui sopra – un ragionamento sulle cose che servono a tutte le persone per vivere una vita piena. Il volersi bene, la relazione, lo stare bene come pezzi fondamentali della vita di ogni persona: quando queste cose vengono minate, bisogna cominciare a porsi delle domande e a chiedere aiuto.

I poster sono stati supervisionati dalla Dott.ssa Elena Conti, psicoterapeuta con approccio transculturale e referente di Crinali nei progetti con richiedenti asilo e donne sopravvissute a tratta, per verificare l’accessibilità del loro contenuto.

Scarica i poster, diffondili dove e come vuoi. Ecco il link https://bit.ly/POSTERvolersibene

Il progetto Derive e Approdi è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità.

Hanno partecipato al percorso:

Rete antitratta:
Associazione Lule
CeAS Centro Ambrosiano di Solidarietà Onlus
Cooperativa Comunità Progetto
Cooperativa Lotta contro l’emarginazione
Cooperativa Lule Onlus
Farsi Prossimo Onlus Cooperativa Sociale
Fondazione Somaschi Onlus
La Grande Casa Società Cooperativa Sociale

Rete anti-violenza:
Associazione Telefono Donna Onlus
Associazione Lule
Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate – CADMI
CeAS Centro Ambrosiano di Solidarietà Onlus
Cerchi d’Acqua cooperativa sociale a r.l.
Cooperativa Lotta contro l’emarginazione
Farsi Prossimo Onlus Cooperativa Sociale
Fondazione IRCCS CA’ GRANDA
Fondazione Somaschi Onlus
La Grande Casa Società Cooperativa Sociale
La Strada Società Cooperativa Sociale
Ospedale Maggiore Policlinico -SVSeD
SVS Donna Aiuta Donna Onlus

Caterina Di Paolo è nata in Friuli. Ha studiato Filosofia del linguaggio a Venezia e Comunicazione e design per l’editoria all’ISIA di Urbino. Oggi vive a Roma. È coordinatrice editoriale, art director, grafica e illustratrice.

Foto ☉☉ Luca Meola

Data: 4 Aprile 2024
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