Non si smette mai di crescere, eppure c’è un’età in cui lo si fa ad alta intensità. Non solo a livello fisico, ma anche mentale, emotivo e relazionale. Durante l’adolescenza si ha la prima occasione di prendere (la propria) forma nel mondo e immaginarsi non solo nel presente, ma anche nel futuro: capire e decidere chi si è e chi si vuole essere, cosa si preferisce fare e dove si vuole stare, accanto a chi, a fare cosa. Crescere rappresenta sia una necessità, che un’opportunità.

Si prende forma imparando nuovi termini, ballando e ridendo, facendo amicizia, scoprendo posti nuovi. Liberare la forma, però, non è sempre liberatorio e quasi sempre, anzi, implica un conflitto. Da adolescente si impara che le proprie possibilità dipendono dalle risorse che si hanno. E se formarsi significa anche cercare l’immagine che si vuole mostrare al mondo esterno, che peso hanno le aspettative altrui? Accettare la forma che altre e altri ci danno può essere più facile, ma anche doloroso e deludente. Come nella scultura, crescere può voler dire sottrarre materia: cosa rimane nel nucleo centrale?

Gli articoli del numero 5 di codici404 parlano dei conflitti che si formano nell’età della transizione verso l’età adulta, dove adulto altro non è che il participio passato di adolescente. Parlano della scuola come luogo in cui le opportunità di crescita e di espressione sono possibili, ma allo stesso tempo ostacolate da tante rigidità. Parlano di reazioni normalizzate, come l’atto di ritirarsi dai propri legami sociali, anche quelli più saldi. Parlano della distanza tra vita e aspirazioni, di mancanza di libertà di movimento, di razzismo strutturale. Parlano dei ruoli di genere che tutti i giorni riproduciamo o contestiamo. Se esistono persone che non hanno voce, esistono anche persone che non hanno forma? No, i fantasmi non esistono, solo persone che si fa fatica a riconoscere o che non si vuole vedere.

Buona lettura!

Foto ☉☉ Luca Meola per il progetto SPRINT!