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C’è una vita dopo il lavoro?

  • Giada Centofanti Mariachiara Tirinzoni Luglio 2024

Ci troviamo in un momento storico di riflessione collettiva sul ruolo del lavoro nelle nostre vite e sulle conseguenze delle etiche del lavoro che ci vengono tradizionalmente proposte. Ci viene insegnato a resistere, a fare le cose per bene. Viene dato per scontato il compromesso tra sicurezza e sogno, spesso a discapito del secondo: scegliere un lavoro vero come opzione spesso ragionevole, a volte efficace, frequentemente frustrante. Cosa scegliamo quando scegliamo di stare in un ruolo lavorativo o di abbandonarlo? Anche nel lavoro cerchiamo almeno un po’ chi siamo. E cosa succede dopo l’intenso momento in cui scegliamo chi vogliamo essere? Per colpa o merito (o forse entrambi) delle nostre situazioni personali, ci siamo trovate a incontrare queste domande nel nostro quotidiano, e abbiamo provato a trovare una risposta attraverso la lettura.

Dopolavoro letterario

Nel condividere queste domande con le libraie di Scamamù, abbiamo trasformato le nostre riflessioni in un book club, uno spazio sicuro in cui confrontarsi e tessere legami. La scelta del nome, «Dopolavoro letterario», evoca la comunità che si crea dall’esperienza condivisa del lavoro in tutti i suoi aspetti e dalla voglia di andare oltre, costruendo relazioni che non siano dettate dalle necessità della sussistenza economica. Il dopolavoro è quello spazio in cui decomprimere dopo una giornata (o una vita?) in cui le nostre professioni pesano più delle nostre identità, per ritornare pian piano, insieme, a essere noi, pienamente, in tutte le nostre parti. Non potevamo non accorgerci di come, nelle nostre esistenze, il lavoro occupa una posizione centrale, sia nella sua presenza che nella sua assenza. Influenza i nostri ruoli sociali e le nostre abitudini, plasmando in parte la persona che siamo.

Esiste un’unica definizione di lavoro che possa soddisfare tutte le esigenze e le aspirazioni? O si tratta di un concetto sfuggente e mutevole, strettamente connesso alla nostra etica personale e alle nostre inclinazioni? C’è chi pensa che abbia senso solo un lavoro che cambia il mondo, che lascia un segno positivo nella società e contribuisce al benessere collettivo. O ancora, che valga la pena di essere praticata una professione che permette di esprimere al meglio il proprio talento, di sfruttare appieno le proprie capacità. O, invece, che il lavoro è un mezzo per sostentarsi, senza bisogno che diventi una missione, una vocazione da perseguire con dedizione e impegno totalizzanti. Ecco allora che perdere o cambiare il lavoro può rivelarsi un dilemma esistenziale, l’occasione per non rimanere nella trappola di una routine insoddisfacente, oppure il semplice e inevitabile presentarsi di un cambiamento tra i tanti.

Sera dopo sera, con la guida delle nostre letture, abbiamo svelato ed esplorato tutta una serie di aspetti della nostra specifica relazione con il lavoro: vale la pena restare? Quanto la nostra identità è legata alla nostra professione o addirittura al nostro ruolo in un’azienda? È possibile immaginare un rapporto con il lavoro completamente nuovo?

Bibliografia del lavoro

Il punto di partenza è quella che noi abbiamo definito «trilogia del lavoro vero», una serie di graphic novel realizzate dall’autore spagnolo Alberto Madrigal: Un lavoro vero, Va tutto bene e Pigiama Computer Biscotti. Edita in Italia da BAO, la trilogia mostra i vari aspetti del perseguire i propri sogni: affrontare lo stigma di un lavoro non standard, combattere per il lavoro dei propri sogni, vincere, fallire e tutta la quotidianità che segue.

Non volendo sovrapporsi alle proposte dei molti gruppi già presenti nel distretto, il Dopolavoro letterario non ruota attorno alla lettura di un solo libro, ma ad un tema portante attorno a cui si costruisce una bibliografia creata insieme a partire dai contributi di lettura e anche dalle suggestioni estemporanee di chi partecipa.

La bibliografia che presentiamo è nata proprio in questo modo. Non dalle sinossi, ma dalle domande emerse.

Annie Duke
QUIT: The power of knowing when to walk away
Insistere o mollare. Qual è il prezzo di non lasciare un lavoro, un ruolo, una carriera?

Vincenzo Latronico
Le perfezioni
Felici o connesse. Come la tecnologia influenza il modo in cui le persone percepiscono il lavoro?

Amelie Nothomb
Stupore e tremori
Obbedire o fiorire. È davvero la cultura del lavoro a dirci come definire successo e fallimento?

Anna Wiener
La valle oscura
Vivere o lavorare. Che impatto ha la cultura della dedizione totale al lavoro sul benessere psicofisico?

Michela Murgia
Il mondo deve sapere
Essere o sopravvivere. Come conservare l’integrità in una cultura del lavoro degradante?

Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio
Non è questo che sognavo da bambina
Conformarsi o sognare. In che modo aspettative esterne e precarietà influiscono sulle nostre scelte?

Vitaliano Trevisan
Works
Dignità o illusione. Come il lavoro contribuisce a formare la nostra identità e autostima?

Sono state per prime le nostre esperienze personali a farci riflettere sul tema del lavoro. Ci siamo conosciute in Bovisa, vicine di casa senza saperlo. Giada costruiva il suo nuovo percorso professionale, mentre Mariachiara smontava pezzo a pezzo il vecchio. Il dopolavoro letterario nasce per dialogare con chi abita nel nostro quartiere, che forse dietro alle finestre di piazza Bausan riflette sulle stesse cose. Ma il potere di una lettura condivisa va al di là della vicinanza fisica. Così, con questa cartolina, passiamo a voi il testimone, il quaderno di appunti e il segnalibro.

Buona lettura!


Giada Centofanti e Mariachiara Tirinzoni sono curatrici del gruppo di lettura Dopolavoro letterario presso la libreria Scamamù di Milano

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Foto ☉☉ Vivian, Palermo

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