Cinque illustrazioni per parlare della complessità del lavoro di mediazione interculturale. All’interno del progetto Ermes Codici ha curato un approfondimento di ricerca nato dal bisogno di fare il punto sulle questioni chiave del presente di questo servizio a Torino e in Piemonte, valorizzando il passato e soprattutto guardando al futuro.
In questo progetto si è deciso di non partire da una definizione, né di inserirsi nel dibattito accademico o teorico, ma di avviare una serie di dialoghi concreti su questo tema, all’interno di uno spazio in cui si condividono le stesse premesse sulla mediazione. Queste premesse non solo mettono insieme l’esperienza storica e le competenze maturate negli ultimi trent’anni, ma prendono atto delle criticità del presente, contenendo in questo modo anche linee di lavoro desiderabili e percorribili nel futuro dei servizi.
In questo movimento circolare – come pensiamo sia la mediazione e quindi come vorremmo che venisse attivata e praticata, e viceversa – il punto di partenza e il punto di arrivo sono stati raccontati anche attraverso l’uso di alcune illustrazioni. Le ha realizzate Elena Mistrello, prendendo ispirazione da alcuni stimoli testuali curati da Codici e Ires a partire dal materiale di riflessione emerso durante la Summer school, in particolare dagli interventi di Daniele Brigadoi Cologna e di Michela Borile. Questi spunti sono poi stati arricchiti da conversazioni con la Prefettura di Torino, Ires, ASGI e Associazione Frantz Fanon. Accompagnano le illustrazioni cinque brevi testi, che sintetizzano l’essenza dell’approccio condiviso sulla mediazione e lasciano allo stesso tempo spazio per aggiungere, immaginare e dare spazio alla complessità.
A questo progetto hanno lavorato le ricercatrici e i ricercatori di Codici: Laura Boschetti, Cristina Cavallo, Camilla Pin Montagnana e Andrea Rampini.
Il report finale è disponibile qui.
MEDIAZIONE È FERMARSI UN ATTIMO
La comprensione può essere un’illusione. I malintesi sono ricorrenti, ma nella maggior parte dei casi non ce ne accorgiamo. Parlare lingue diverse rende più evidenti le difficoltà nel capirsi reciprocamente. La mediazione offre l’opportunità di fermarsi sul significato delle parole e di dedicare tempo all’ascolto, alla relazione, all’approfondimento di questioni complesse. La mediazione ci costringe a rallentare e invita a farsi e a fare nuove domande per costruire un terreno comune.
MEDIAZIONE È MOLTIPLICARE LA CURA
La mediazione è un dispositivo complesso che richiede un approccio di sistema. La funzione di mediatore e mediatrice deve essere ricondotta a una cornice più ampia di ruoli, funzioni e saperi, con un’attenzione diffusa alla diversità e alla pluralità. Possiamo immaginare la mediazione come un dispositivo diffuso, un insieme composito di capacità e di sensibilità che non si concentrano in un’unica figura professionale, ma si distribuiscono tra diverse persone con esperienze e competenze diversificate.
MEDIAZIONE È ATTENZIONE AI MONDI
La mediazione invita e a volte obbliga a decentrarsi, ovvero a riconoscere e a mettere in discussione il proprio punto di vista per provare ad assumerne uno differente. La mediazione è un movimento intenzionale verso ciò che sta attorno a noi e al di fuori di noi, vicino o lontano dal nostro centro. Mediare significa capire e conoscere la propria posizione, per poi esplorare tutti i mondi attorno, facendo emergere la loro specificità, la loro importanza e la loro piena dignità.
MEDIAZIONE È LEGITTIMARE LA PLURALITà
La mediazione legittima l’esistenza di una pluralità e crea un nuovo noi, diverso per ogni circostanza e sempre mutevole. Mediare significa riconoscere l’esistenza e l’importanza di prospettive differenti e provare a connetterle tra loro. In questo tempo sospeso, e sempre incerto, la mediazione permette di esplorare la complessità di ogni esperienza e di ogni vissuto, valorizzando la molteplicità e il dinamismo di cui ogni persona è portatrice.
MEDIAZIONE È DARE SPAZIO DI PAROLA
La mediazione ci ricorda che la lingua contribuisce a definire e a trasformare il mondo e ne consente l’esistenza. Nella relazione tra diversi soggetti e significati attribuiti alle parole in diversi sistemi di riferimento, mediare significa esplorare nuovi modi per riconoscere il diritto di nominare e di definire le cose. La lingua e il linguaggio non sono mai neutrali e sono sempre associate a dinamiche di potere: le parole possono essere strumenti di potere e controllo, ma anche di liberazione.